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Patriarca

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PREMESSA



Nel mondo delle infinite forme espressive della pittura, vi sono artisti razionali che traggono ispirazione dal dato reale così come presentato dalla Natura naturans ed artisti irrazionali che rappresentano – più che un vedere oggettivo – un privatissimo sentire, frutto di una dimensione misteriosa o comunque personalistica che ‘aggiunge’ un qualcosa al mondo e regala al fruitore una visione inedita, un punto di vista inatteso. Su quest’ultimo aspetto si è fondato il concetto dell’arte contemporanea, l’arte ‘altra’ che – a partire dal fenomeno impressionista della seconda metà dell’ottocento – ha attraversato il novecento passando per la grande rivoluzione cubista prima, metafisica e surrealista poi, fino ai movimenti d’avanguardia con la pop art americana. Il pittore ‘irrazionale’ – adoperiamo questo termine improprio per convenzione – vive dunque la sua pittura in presa diretta, totalmente svincolato da schemi precostituiti o necessità esecutive. Al contrario, egli risponde alla propria necessità interiore e decide di esporre sostanzialmente null’altro che i colori della sua anima immortale e l’immagine del proprio cuore sacro, senza mistificazioni od opportunismi. Ecco, Maria Pia Patriarca ha sposato questa causa interiore, ponendo in gioco se stessa e mostrando – attraverso le immagini e le parole – gli aspetti ed i riverberi di un’anima/mente complessa e di una coscienza costantemente presente. In questo contesto, le opere pittoriche ed i frammenti lirici – straordinari nel restituirci l’umanità dell’artista – appaiono modalità espressive complementari ed interattive. La pittura, già di per sé poesia muta, si sposa con i versi, che sono immagine, pittura cieca. E non vi sono confini. L’una sostiene l’altra. La Patriarca vuol mostrare la sua parte più autentica e la vuol esprimere liberamente seguendo, forse inconsciamente, il precetto di Kandinsky che sosteneva che l’arte si può esprimere con qualsiasi forma, a condizione che, ovviamente, essa sia ‘sentita’.



                                                                           

LA VITA INTERIORE DENTRO LA PITTURA



Maria Pia Patriarca vive dunque un’immersione dentro il Sé, l’Io e ciò che sta nel suo centro: il Me. La sua curiosità di instancabile ricercatrice non conosce limiti tecnici o pregiudizi stilistico-formali. La necessità interiore viene prima di ogni altra cosa. La serie ‘Emozioni’, quella delle farfalle, ‘Psyché’, e dei fiori, pongono in evidenza un rapporto della pittrice con una realtà che viene poi filtrata attraverso la propria sensibilità e resa attraverso uno stilema informale pregevole estremamente compiuto. E questo si palesa con un grande senso del colore, degli accostamenti cromatici mai disturbanti ma, al contrario, in perfetta simbiosi ed armonia compositiva. Il colore della Patriarca identifica la sua inclinazione artistica e fa emergere un talento naturale nel creare dimensioni, paesaggi transrazionali, luoghi della mente senza un rapporto diretto con l’oggettività delle cose. Ecco il viaggio dentro se stessi, il più lungo e difficile da compiersi perché senza riferimenti precostituiti o tracciati già percorsi. Le vaste praterie dell’inconscio – la parte di noi che non conosciamo eppur esiste, eccome – presentano spazi infiniti d’indagine e non vi si trova erba già calpestata. Lì siamo noi, soltanto noi, e siamo i primi ad entrarvi. Oppure l’intreccio dei pensieri che affermano, contraddicono, costruiscono e distruggono convinzioni, ideali, giudizi e pregiudizi. Ecco, il coraggio di una pittura d’indagine. La Patriarca entra dentro i suoi stati di coscienza ed è maestra – nel senso etimologico del termine – a comunicarci quei movimenti interiori di un’anima che s’interroga costantemente e dialoga con la propria storia vissuta tra memorie, sentimentalità e contemplazioni sempre nuove ed intense. I colori si armonizzano e si dispongono come seguissero un progetto naturale. Le ‘Emozioni’ sono pitture di vera sensazione emozionante (ed emozionata) dove s’intrecciano riverberi, bagliori, luci improbabili come in un caleidoscopio che ci sorprende cogliendo impreparato l’occhio nel fulgore di un dinamismo brillante e spettacoloso. Del resto, le ultime immagini proposte dalle indagini delle neuroscienze, ci hanno svelato sequenze cromatiche straordinarie dell’encefalo e la sua struttura. Gli emisferi destro e sinistro definiscono colorazioni diverse quando le percezioni emozionali si ‘accendono’ per determinate cause esterne. Quando ci innamoriamo, ricordiamo o, in generale, quando viviamo la dimensione vera del Cuore ‘in noi’ aldilà del controllo razionale dell’intelletto che valuta ed analizza. La pittrice segue questa intuizione ed apre finestre impensate realizzando un sapiente equilibrio di spazio, forma- informale, luce e colore. Una pittura senza premeditazione che vive dunque una propria freschezza esecutiva, diremmo una libertà che coinvolge rendendoci partecipi. La serie delle farfalle, Psyché, resa con la tecnica dello spatolato veneziano con stucchi ed acrilici, dona effetti luministici e di sospensione aerea che ci riportano al significato autentico del termine che, in greco, vuol dire appunto ‘anima’. Il poetico insetto alato, presente in certa iconografia tradizionale per il fascino della sua unicità e capacità di metamorfosi biologica, è simbolo anche di trasformazione, rinnovamento e liberazione dalla materia terrena. La farfalla come la parte di noi che rimane quale Essenza, ragione ultima che si ricongiunge al progetto dell’Origine divina. Non a caso, il volo leggero ne è l’immagine più caratteristica. Farfalle in volo, farfalle che forse si poseranno ma comunque presenti in quell’attimo che l’arte farà diventare infinito ed assoluto nella cristallizzazione di quella bellezza dipinta. E fiori, anch’essi sospesi nell’etere, il naturale accostamento delle creature alate. Come dire, la leggerezza dell’anima svincolata dal corpo e la perfezione simmetrica del fiore, anch’esso potente simbolo di armonie geometriche e Bellezza dolce ma forte allo stesso tempo. Anche qui il mito ancestrale del ‘fiore della vita’ ci riporta alla simbologia sacra del Tutto, del macrocosmo presente nell’immanenza misteriosa delle Cose di Natura. Eppoi la risoluzione tecnica ed esecutiva. Le superfici meravigliosamente levigate dello spatolato, la magia di una tecnica conquistata ai fini d’arte ben oltre l’esercizio del decorativismo di maniera.







LA CONCLUSIONE COGNITIVA



Maria Pia Patriarca è dunque personalità artistica complessa, straordinariamente preparata ed attenta alle proprie percezioni ch’ella ritiene tutte importanti e degne d’attenzione, così come lo è ogni singolo dettaglio delle sue opere. Un’intelligenza espressiva che considera la pittura e la poesia – i suoi ‘frammenti’ ne sono diretta testimonianza – veicolo e strumento di indagine conoscitiva di se stessa e del mondo che, attraverso l’analisi della realtà fenomenica, rivela quelle Verità sottili la cui comprensione è il fine ultimo di ogni uomo di senso e di coscienza. Ecco, l’arte dovrebbe essere questo sia per l’artista che per il semplice fruitore. La Patriarca, con impegno e determinazione, sta seguendo il suo filo interiore dando ascolto alle voci dentro che, certo, hanno le loro ragioni. Del resto, Socrate invitava a conoscere se stessi per conoscere l’Assoluto. Forse la strada non sarà sempre facile. Ma, sicuramente, è quella più autentica nell’avventura indefinibile della vita. ‘… Lasciarlo parlare, ascoltare senza respirare, immobile, così quest’istante diventerà infinito’. E’ un verso, un frammento che la pittrice (e poetessa) scrisse un giorno. Ecco, la conclusione è tutta sua...

                                                             

                                                                                                                               Giancarlo Bonomo


 

 

 

 

 

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