Molte sono le case che abitiamo. Molte e diverse, perché diversi – pur nella loro uguaglianza sono gli uomini. Ogni giorno siamo distratti dai nostri riti, dai nostri feticci, da quei simboli del nostro piccolo potere quotidiano che rivestono il valore che noi attribuiamo loro. Ma qual è la casa dell’anima? Dove si trova? Al momento di rispondere mi vengono in mente delle immagini, come visioni. Queste visioni sono le abbazie dei monaci di Fossanova (Latina) consacrata nel 1208, paradigma del nuovo gusto architettonico, che fu l’ultimo luogo di Tommaso d’Aquino, Casamari (Frosinone) del 1217 e San Galgano (Siena) del 1268.
Abbazia di Fossanova
Casamari
Luoghi dove l’anima dialoga con il Lògos, la ragione universale, divina o, se si vuole, il Verbo incarnato. E con i sacri misteri della Natura. Luoghi dove l’Unità coscienziale è libera di operare nei piani dell’essere, da quello fisico a quello più alto della sublime comprensione dell’Inconoscibile, ove le divisioni create dal pensiero razionale e dall’emozionalità sono superate. Le case del Silenzio ci accolgono ponendoci di fronte a noi stessi. Qui noi siamo solo ciò che interiormente siamo. Noi, in solitudine, eterni apprendisti della vita autentica. Il mondo è distante.
Emerge allora il nostro capire che, se aperto al nostro sentire, ci farà vivere dentro esperienze mistiche. Noi e l’architettura cistercense. Questo nome deriva da alcuni monaci che nel 1098 fondarono un ordine religioso a Citeaux (latino Cistercium) in Francia e vi edificarono la prima abbazia. In seguito l’ordine fu animato da San Bernardo di Chiaravalle (1090 – 1153) santo e dottore della Chiesa di Roma. Ulteriore impulso al nuovo linguaggio architettonico verrà dagli ordini francescani e domenicani. Le strutture dei complessi cistercensi sono basate sulla semplicità progettuale e sulla povertà dei materiali impiegati (in prevalenza pietra e cotto), in antitesi con le sontuosità e lo sfarzo delle cattedrali romaniche. Una semplicità di forme e linee che risponde ad un’esigenza di rigore ed ordine tutta spirituale. Nascono edifici religiosi funzionali, con refettorio, aula magna, biblioteca, dormitorio), pratici, spaziosi. Nell’impianto romanico – volta a botte, arco a tutto sesto, pianta a croce latina, abside semicircolare – si innestano le nuove teorie dell’architettura gotica o ogivale, i cui motivi si riconoscono nella volta a crociera su costoloni, linee verticali, arco a sesto acuto, robusti pilastri a fasci cruciformi. Una fusione tra stile locale – basiliche paleocristiane – e gusto francese con il nuovo schema gotico che innalza le strutture e limita la spinta esterna degli archi a danno dei pilastri. Una ricerca relativamente estetica e assolutamente pratica e razionale. All’interno le Chiese si presentano altissime e lunghissime grazie al restringimento della navata ed alla quadratura dell’abside. Lo sguardo si perde tra alto e basso, cielo e terra (è il caso di dirlo proprio a San Galgano, tempio con tetto di stelle), in un’alternanza di equilibri. L’abbazia cistercense, dimora della razionalità, custodisce, per un curioso paradosso, il pensiero 'irrazionale'. Le basiliche cristiano-romaniche inducono alla ricerca divina e, spesso, siamo disorientati. Qui invece è forte la sensazione di una presenza costante in uno spazio contenuto ma immenso, più spirituale che fisico. Un ritorno alla vita autentica, alla meditazione, al lavoro che, spinto dalla volontà, fortifica mens et corpore. Lavoro che è organizzato in farmacie, liquorerie, erboristerie.
San Galgano
E che dire poi di San Galgano, opera dei due architetti donnus Johannes e Ugolino di Maffeo (il ritratto scolpito di quest'ultimo compare su un capitello della navata) che progettarono un autentico capolavoro. La sua immagine possente, infinita, è impressa nelle nostre menti sospese nell’incredulità di tale Bellezza. Linee verticali che sono elevazione al cielo, una copertura della chiesa che non c’è. Noi, dall’interno, scorgiamo la luna ed il sole, la grande stella. Un tetto eterno, ideale, incommensurabile. Sul colle di Montesiepi, la spada delle crociate di Galgano è infilata nella roccia da secoli. Qui Dio è più vicino.
San Galgano