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MY IMMORTALS

Il Barocci delle meraviglie

“Il meraviglioso e la Gloria – grandi maestri del seicento in Europa”
Bassano del Grappa, maggio 2007

 

Presso l'antico palazzo Bonaguro, in occasione del quarto centenario della nascita della beata Giovanna Maria Bonomo. Un evento che ha raccolto oltre settanta opere provenienti da prestigiosi istituti museali nazionali ed esteri, a testimonianza del fermento artistico che ha caratterizzato l’Europa nel seicento, secolo del barocco, e le modalità con cui la pittura divulgava il messaggio religioso. Fra i grandi in esposizione è doveroso ricordare il Caravaggio (presente con due opere, una ‘Maddalena in estasi’ e ‘San Francesco in apoteosi’), Rubens, Federico Barocci, Bernini, Ludovico Carracci, Guido Reni, Guercino, Pietro da Cortona.

 

Il capolavoro in esposizione:
Federico Barocci

‘Riposo durante la fuga in Egitto', detto ‘La Madonna delle ciliegie’ (1570 - 1575)
Città del Vaticano, pinacoteca

​Federico Fiori detto il Barocci (Urbino 1535–1612) è il grande pittore italiano che supera la tradizione del manierismo (manieristi erano chiamati gli artisti che dipingevano alla maniera di Michelangelo e dei maestri rinascimentali, considerati più perfetti della natura) anticipando la luminosa stagione del barocco. Contemporaneo del Caravaggio, ne condivide la sacralità dei temi ma non la modalità esecutiva. Tanto crudo e drammaticamente realista è il Caravaggio, tanto caramelloso e coinvolto sentimentalmente nei soggetti è, per converso, il Barocci. La sua opera delicata e preziosa necessita di tempo, maturazione esecutiva. Nulla è immediato nel disegno religioso. La Roma dei Papi lo accoglie per due anni soltanto, tra il 1561 ed il 1563 e, dalla frequentazione dei pittori marchigiani presenti nella città eterna, ne deriva una finezza esecutiva testimoniata dalla decorazione del celebre Casino di Pio IV presso i Giardini Vaticani. Nell’opera qui proposta, il maestro urbinate rappresenta un motivo tipico della tradizione iconografica rinascimentale, una Fuga in Egitto conosciuta romanticamente come ‘La Madonna delle ciliegie’. Traendo spunto dal racconto evangelico del riposo, il Barocci immagina una scena simile ad un sogno ancor più evidenziato da una pittura evanescente, quasi liquida, che ne fa svaporare i contorni. La sua libera e personalissima interpretazione trasforma la tradizionale palma in un generoso ciliegio che si piega per offrire i suoi frutti scarlatti. Il significato simbolico della ciliegia (originaria dalla città di Kerasus, sul mar Nero, da cui il latino ‘cerasea’, frutto importato da Lucullo, generale e buongustaio, forse nel 70 a.c.) è da riferirsi alla passione di Gesù senz’altro per il colore del succo, simile al sangue versato per la redenzione umana, e motiva quindi la scelta arbitraria del pittore. Il gesto dolcissimo del vecchio Giuseppe che porge un ramo di ciliegie al Bimbo, esprime tutta la devozione e l’amore protettivo di un padre verso la propria creatura nella privatezza di una scena tutta familiare nell'ambientazione bucolica. La veste aranciata ed il manto vermiglio, nella dinamica del movimento, evidenziano la tempestività e la premura del gesto rivolto ad un ricciuto Bambino che, riconoscente, ricambia l’inatteso dono con la grazia di un tenero sorriso. La Vergine, pensosa ed introversa, non partecipe all’azione, seduta elegantemente al centro della scena, ripone con semplice compostezza una piccola ciotola verso la bisaccia da cui spunta un pane, simbolo e preludio della missione eucaristica. I capelli color miele, raccolti in un discreto e sobrio lacciuolo di seta leggera, fanno da cornice ad un volto quasi raffaellesco (Raffaello è concittadino del Barocci e sicuramente ne fu l'ispiratore) perfetto nell’ovale, così come nei lineamenti divini. L’espressione distesa, irraggiungibile e sublime, trascende l’identità reale per irradiare tutto il senso di una consapevolezza di natura superiore. Un piede della Vergine, con la pianta inclinata verso noi che guardiamo, si mostra nella delicata armonia e nella nuda bellezza, volta a simboleggiare quell’umiltà intesa come valore precipuo dell’esistenza. Sullo sfondo, un attonito somarello, drizzando le orecchie, assiste silenziosamente la Sacra Famiglia, mentre un grande sole del crepuscolo riscalda piacevolmente l'intimità dell'idillio.  

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